“Hai voluto la bicicletta e mo’ pedali”, vecchio proverbio che vale forse non per tutti, o almeno non per il Brescia.

Avevano voluto Mario  Balotelli, ma oggi il calciatore tante croci e poche delizie,  chiude l’ennesima esperienza della sua carriera e lo fa in modo netto.

Atteggiamenti ripetuti e considerati intollerabili dal club, le assenze dal centro sportivo alternate a  “presenze svogliate”. Tutto questo ha portato il presidente Massimo Cellino ad affidare agli avvocati una lettera di licenziamento nei confronti dell’attaccante.

La rottura definitiva è arrivata dopo l’ennesima scappatoia del calciatore che, per non presentarsi agli allenamenti, aveva presentato un certificato medico con la diagnosi di gastroenterite, mossa che ha aggravato ancor di più  la grande tensione con la società.

Era stato accolto come un divo di Hollywood tra tifosi in festa affacciati alla finestra o in attesa per strada. Mario non ha deluso le aspettative e dopo nemmeno un anno, ha iniziato a fare ciò che sa fare meglio: non il calciatore, ma il rompi palle!

Avrebbe dovuto essere la sua rinascita, il trampolino per tornare nelle grazie Nazionali dopo epici fallimenti disseminati in tutta Europa.

Qualcuno ha titolato: “Il più amato è stato licenziato”.

Ennesimo e forse non ultimo, anche se dovrebbe esserlo, flop di Mario Balotelli. Chi nasce tondo non può mori’ quadrato, cita un vecchio saggio, c’è sempre tempo per non cambiare mai, ammesso che però qualcuno ci cascherà nuovamente concedendogli la chance numero 1001. Una società magari più “gossippara”, vicino alle migliori discoteche in zona e che è pronta a scommettere su di lui come mossa di marketing dimenticando il rettangolo verde. O, come penso io e lo dico senza peli sulla lingua, questo dovrebbe essere l’ultimo epico fallimento che mette il punto definitivo. Dopotutto se butti alle ortiche la fortuna che hai di guadagnare milioni per correre dietro ad un pallone, non meriti di essere messo in condizione di farlo!

Un attaccante che prometteva chissà che, coccolato dai media attaccati alle sue gonnelle per gli scoop che aveva da offrire, gossip selvaggio, esaltato fino all’inverosimile anche se il suo talento si è sempre ridotto a gusti soggettivi, oh non è Klose/Maradona/Messi/Ronaldo (etc.) e giustificato anche di fronte a  cretinate ingiustificabili.

Etichettato come  “fenomeno del calcio”  quando ancora non era diventato nemmeno un calciatore “normale” , senza infamie e senza lodi.

Oggi Balotelli è stato cacciato anche dal Brescia ultima in classifica con un piede in Serie B, una società che ha provato a credere in lui quando ormai i fasti della grande Europa avevano deciso di fare a meno di un semplice calciatore quasi discreto e “fenomeno” solo per i media.

Mollato da tutti e licenziato per giusta causa.

Diego Lopez, che  aveva tentato in tutti i modi di salvare il salvabile, tentando l’impresa impossibile di rilanciare l’attaccante, ha commentato: “Nella vita contano i fatti, non le parole. Siamo quello che facciamo, non quello che diciamo o che scriviamo. La verità qui è una sola: la squadra ha preso una strada, Mario un’altra”.

L’allenatore ha ammesso di aver perso la scommessa, ma non è stato il primo e forse non sarà nemmeno l’ultimo.

Alla fine della fiera Cellino si è stufato e senza troppi giri di parole,  ha chiuso i ponti con una lettera in cui si definisce la rescissione unilaterale del contratto. 

La goccia che ha fatto traboccare il vaso già stracolmo,  è stata l‘ultima bischerata del certificato medico per giustificare la sua assenza agli  allenamenti. Così il Brescia ha colto la palla al balzo imputando a Balotelli anche un atteggiamento  negligente durante il primo periodo di lockdown.

Quando nominando “Super Mario” qualcuno pensa a Balotelli e non ad un tizio con la tuta da idraulico che salta sopra le tartarughe, è segno che la società ha fallito in qualcosa.

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